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Michelle




Ho conosciuto la comunità bahá’í due anni fa, quando frequentavo la terza superiore. Ho incontrato una persona che mi ha presentato a sua volta due ragazzi bahá’í. Dopo un paio di cene a casa loro mi hanno anche invitavano a studiare il Libro 1 della sequenza dell’Istituto Ruhi e ho cominciato a collaborare con loro. Una volta trovato uno spazio per le attività, ho iniziato ad aiutare nelle classi per i bambini.


Nello stesso periodo frequentavo in parallelo anche l'UDS, unione degli studenti, un ambiente più politico. Trovavo interessante gli argomenti trattati in entrambi i gruppi e volevo conoscere gente nuova. Piano piano mi sono resa conto che i principi di base che ispiravano le due esperienze erano simili, la sola differenza era il concetto di unità. Mi sono accorta che non era la stessa cosa: nell’altra esperienza era come se volessimo costruire una piramide, ma senza la base. Invece i bahá’í stanno costruendo bene le fondamenta. Se c'è una bolla d'aria, vanno a chiuderla con il cemento. Con il tempo, anche se l’UDS era una realtà che mi piaceva, ho iniziato a sentire non fosse il metodo giusto. Come idea è molto buona, ma non condividevo i metodi. Ho iniziato a collaborare sempre di più con i bahá’í, a frequentare il Centro Educativo di Vimercate, partecipavo all’attività di aiuto per i bambini a fare i compiti, ma soprattutto ho trovato dei veri amici.

Quello che mi ha colpito sono state le persone che incontrato, come si comportavano, le idee che condividevano. Riflettevamo insieme sulle nostre vite e su come poter fare di più.




Da quando ho iniziato questo percorso la mia visione del mondo non è cambiata, ma ho iniziato a mettere in pratica valori che ho sempre avuto dentro di me. Sapevo che dobbiamo avere un cuore e una lingua benevoli e una mano fedele; sono cose che tutti sanno, te lo insegnano a catechismo, te lo insegnano i cartoni animati. Ma se ti dicono ama il prossimo, ma non ti dicono come applicare questo principio, né cosa vuol dire o perché farlo, rimane una cosa astratta. Invece grazie alla comunità bahà’ì ho imparato come mettere in pratica questi principi.

Penso di essere una persona buona e questo percorso mi ha insegnato a condividere tutto questo con gli altri, a trovare le parole per parlarne con i miei amici o al mio fratellino. Sono diventata più consapevole


È importante insegnare alle nuove generazioni questi principi spirituali non perché i bambini siano più importanti, ma sono come un foglio bianco; gli adulti invece hanno già le proprie idee ed esperienze. I bambini sono come l'impasto e gli adulti una torta: se ti viene male la torta, ci devi mettere più impegno per farla diventare buona, invece con l'impasto parti da zero. I bambini stessi possono essere un esempio per i propri genitori.


Oltre a fare attività di servizio nella classe per bambini, ho iniziato ad invitare i miei amici e compagni di classe a conoscere le persone e l'ambiente. Mi rendo conto che alcune volte hanno delle domande, ma si sentono a disagio a porte in determinati ambienti ed io voglio offrirgli un luogo accogliente. Al Centro Educativo di Vimercate nessuno parla male degli altri e penso che questo tipo di ambiente possa far stare bene anche i miei compagni di classe.


È importante costruire comunità aperte e unite anche nella diversità perché ognuno ha le proprie passioni e capacità e può metterle al servizio degli altri. Io sono sempre stata una bambina gentile che aiutava gli altri, per me il servizio è sempre stato qualcosa che faceva parte della mia vita, ma adesso lo condivido con gli altri.






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