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Elena




Tre anni fa, all’università, ho incontrato una ragazza, che aveva iniziato a partecipare a degli incontri per giovani a Lecco e ne era così entusiasta che mi ha invitato ad andare con lei; mi ricordo che dopo la prima volta ho iniziato a viaggiare tutti i sabati avanti indietro da Brescia solo per poter partecipare a questi incontri.


Inizialmente mi aveva spiegato che c'erano queste persone di una religione un po' strana, ma che durante le riunioni c'era un’atmosfera estremamente accogliente e che si parlava di temi molto profondi. Sentivo che la mia esperienza di scoutismo era molto completa e anche molto presente, quindi, ho accettato di andare solo per lei, vedendola così felice di questa esperienza. Inizialmente non avevo neanche capito di cosa si parlasse, però sentivo che quei discorsi mi spingevano a pormi alcune domande dentro di me. I principi di cui si parlava erano tutti belli, “ma io come faccio?”, mi chiedevo. “Cosa devo fare qua? Cosa sto facendo?” E ricordo che, frequentando gli incontri, ho sentito che iniziavo ad avere gli strumenti pratici per rispondere a queste domande, ricordo questa sensazione. Successivamente ho anche iniziato a frequentare la comunità bahá’í di Vimercate perché la mia amica aveva cominciato a servire come animatrice nei gruppi giovanissimi e c’era movimento. Poi, piano piano, ho avvertito una presa di coscienza profonda e mi sono sentita bahá’í.

Da quel momento la mia vita è stata completamente ribaltata, non solo dal punto di vista di una comprensione mentale o psicologica, ma anche per quanto riguarda le mie decisioni future; ho compreso che che nel giro di un anno qualsiasi mia certezza era stata messa in discussione e sostituita completamente con altre. Soprattutto in aspetti fondamentali della mia vita.


Più in generale sono cambiate le relazioni di amicizia: con più della metà degli amici con cui condividevo una serie di cose, piano piano, mi sono resa conto che non avevamo le stesse priorità; con molti siamo ancora amici, però negli ultimi tre anni è cambiato tutto: a livello familiare, i miei ritmi di vita, la mia rete di amicizie che pensavo sarebbe esistita per sempre; adesso, però, ci sono altre persone con cui condivido cose molto importanti e profonde. Al mio matrimonio c'erano anche persone che conoscevo da poco tempo, ma con cui ho condiviso tantissimo e questo mi aveva molto colpito, inaspettatamente.


L’impatto principale che la Fede bahá’í ha avuto sulla mia vita è come il mio concetto di servizio è cambiato radicalmente e sono passata dal vivere il servizio come qualcosa che fai a qualcosa che sei. Nello scoutismo, ma in generale nell'attività di volontariato, il servizio ha orari precisi e sei “al servizio della persona”, invece improvvisamente mi sono accorta che l'atteggiamento di servizio poteva permeare la mia giornata anche se ero a Brescia da sola e non al Centro comunitario a fare attività o dagli scout. Questa consapevolezza di trasversalità del concetto di servizio mi ha fatto sentire che avevo molto potere sulla realtà e su me stessa, ma soprattutto una grande senso di responsabilità: l'idea di servire sempre, in ogni circostanza, mi ha dato tantissima fermezza nel prendere delle decisioni coraggiose, perché le vedevo prese in spirito di servizio; per gli altri, ma anche per la mia crescita personale. Mi ha permesso di fare scelte radicali. Gli Scritti adesso sono stati fondamentali nel guidarmi nelle mie scelte.

In questo processo è stato fondamentale anche l’Istituto Ruhi, che ci accompagna a capire, ci orienta; al mattino mi sveglio e mi chiedo “com'è che cambio la mia vita?” Semplicemente, con chiarezza e con una incredibile profondità, questo strumento ti fa comprendere che ogni gesto che fai, ogni pensiero che hai, deve essere permeato dalla consapevolezza. L'impatto più grande su di me l’ha avuto soprattutto il Libro 1 perché ha risposto alle domande che avevo da mesi.


Tutto questo cambiamento si è svolto in brevissimo tempo. Contemporaneamente, ho anche conosciuto quello che oggi è mio marito e, nella mia concezione d’amore, avevo sempre ritenuto che al risveglio bisognasse pensare come prima cosa alla persona amata, ma in quel periodo mi svegliavo e pensavo a Bahá’u’lláh. Quando mi sono accorta che il primo pensiero dopo il risveglio era quello di pregare, a livello emotivo è stata una sensazione potente. Mia mamma aveva notato il cambiamento ed è arrivata a dirmi: “Sei così tanto carica spiritualmente che per altri sei anni non ti ammalerai di niente”. Questo sentimento d'amore è stato faticoso da nutrire costantemente, ma, ad un certo punto, mi sono sentita che potevo dire a me stessa “sono bahá’í”.


Per incanalare tutte queste energie ho riletto i Vangeli e gli Scritti di Bahá’u’lláh continuamente, finché non le ho razionalizzate. Nel frattempo, ci sono state delle sfide in famiglia, perché provengo da una realtà molto cristiana, che inizialmente non accettava questa mia nuova realtà. Pensavano si trattasse di una setta o del demonio e quindi per me non è stato semplice distaccarmi da quelli che erano i loro dubbi ed essere sicura che non fosse una decisione presa d’impulso e cercavo anche di dare peso alle loro preoccupazioni.


Quando ho letto il Libro della Certezza di Bahá’u’lláh, tutto è diventato naturale. Tutto era scritto in modo chiaro. Il giorno in cui ho detto ai miei genitori che volevo dichiararmi bahá’í è stato il giorno più bello della mia vita: mi ricordo che quella sera loro erano molto sereni, erano consapevoli che era la mia scelta e dovevo portarla avanti. In quel momento ero allineata con me stessa, ricordo che per la prima volta nella vita ero completamente coerente con me stessa.

In questi ultimi due anni è aumentata dentro di me anche la consapevolezza del perché è importante lavorare per costruire delle comunità unite e vibranti; in quest’epoca la sofferenza umana è radicata in modo profondo e si riflette dagli adulti fino ai bambini più piccoli. La forza più negativa è l'individualismo, le persone si sentono sole e isolate e non sanno che cosa possono fare; è come se fossimo tutti addormentati e non riuscissimo a visualizzare qual è il potenziale dell’essere umano. Quando ci impegniamo a costruire una comunità nella zona in cui viviamo riusciamo, però, a mettere in relazione le persone in modo che vedano reciprocamente le potenzialità l’una dell’altra e le valorizzino. Questo sprigiona un’energia incredibile che rende le persone consapevoli.


La visione portata da Bahá’u’lláh per me è l'unica che ci permette di creare un cambiamento nel mondo in modo più concreto, più efficace e più profondo. È la risposta per i giovani per poter capire come contribuire a questo cambiamento.








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