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Aqsa, Maria e Axana.




Hasna: “Noi siamo tre mamme che abitano nello stesso condominio: Aqsa, Maria e io sono Hasna. Mi sono trasferita da Oreno a Vimercate un paio d’anni fa. È bellissimo abitare nello stesso condominio, tutto diventa molto più semplice. Siamo vicine, usciamo insieme, d’estate ci piace passeggiare in paese. Un giorno, ci trovavamo in piazza Roma e loro mi dicono che mi avrebbero fatto conoscere alcune ragazze bahá’í. È la seconda volta che vengo qui. Un mese fa abbiamo celebrato la festa di mio figlio, è stata una festa bellissima.”

Maria: “Sì, anche perché era il compleanno di Gio.”

Hasna: “Dovete sapere che è la seconda volta.”

Aqsa: “Due anni fa, in occasione della festa di festa di Halloween, ho avuto modo di conoscere tutti i ragazzi.”

Maria: “Io credo di essere stata la primissima. Allora non esisteva ancora il gruppo. Al centro bahá’í c’erano solo Federico, Sara, Elena, Stefano e qualcun altro. E mi ricordo che loro venivano di porta in porta ed era il periodo del Covid, quindi è stato particolarmente piacevole, perché non potevi incontrare nessuno. Suonavano al citofono e dicevano di voler organizzare un piccolo gruppo di ragazzi. All’inizio non avevamo capito molto il senso o cosa fossero i bahá’í. Finito il Covid, si ripartì con quella festa di Halloween, proprio qui. Certamente non era una festa di Halloween tradizionale, era un ritrovo tra famiglie e da lì ci siamo proprio innamorate del loro spirito, di come loro vogliono creare unità, dare sostegno e solidarietà tra di noi, una cosa che manca molto a questo mondo. Quindi è molto bello venire qui e portare i nostri figli”.

Hasna: “Io ho due figlie, una di cinque e l’altra di nove anni”.

Aqsa: “Io, tre figli di tredici, otto e cinque anni”.

Maria: “Io ho quattro figli: diciotto, sedici, quattordici e sette anni. Il piccolo partecipa alla classe e io assisto come insegnante insieme a Valentina, poi vengo anche il giovedì col gruppo delle mamme del mattino, facciamo delle riflessioni sul Libro 1 e discutiamo di tante altre cose. Forse sono la più devota e cerco sempre di trascinare Hasna e Aqsa”.

Hasna: “È proprio vero che, quando hai delle amiche, vuoi condividere le cose belle che ti capitano. Come adesso, per esempio, io non sapevo niente, lei mi ha chiamato e io sono venuta volentieri.”

Maria: “Poi è bello perché da noi basta salire di un piano e siamo tutte lì.”

Maria: “A dir la verità, siamo fortunatissime ad avere questo bel rapporto tra vicine.”

Hasna: “È un bel condominio, speriamo che continui così”.

Maria: “I nostri figli sono molto uniti, hanno più o meno le stesse età. E noi mamme siamo persone abbastanza simili. Ci piace divertirci, ci piace la natura, ci piace la semplicità: le cose belle. Il Covid mi aveva rattristato moltissimo, ti incattivisci a rimanere isolato nel tuo mondo. Una cosa che mi ha colpito delle attività che si fanno qui al Centro è lo spirito che vi regna: di non pensare solo a te stesso, ma pensare anche al bene che puoi portare agli altri. Quando è finito il Covid sono proprio rinata. Completamente rinata. Le parole che sono scritte nei libri bahá’í sono atti di conforto. Mi piace tantissimo confrontarmi con gli altri, quindi sono molto felice. Io ci vengo veramente volentieri e desidero trascinare anche i miei figli più grandi, ma loro sono in quell’età in cui predominano le fidanzate, le discoteche e quindi sono riuscita a trascinare solo il piccolo. L’impatto sulla vita della nostra famiglia è importante, quindi io spero che si espanda questa cosa perché è proprio bella, è amore, amore puro. Il mio piccolo di sette anni, a casa, mi dice “‘O Figlio dello spirito!’. Io sono il figlio di Dio.”

Aqsa: “Una bella esperienza per i piccoli.”

Hasna: “Anche per me, alla festa del piccolo di Maria. Tornano a casa allegri.”

Maria: “Lei è stata accolta benissimo e quello che mi è piaciuto, è stato che lei alla festa ha portato la sua cultura. Ha portato da casa il tè arabo con la sua teiera e i suoi bicchieri. Si è sentita proprio a casa.”

“Hasna: “Non mi è capitato spesso, io non conosco molte persone, soprattutto non conosco italiani. Una bellissima serata.”

Maria: “Questo aspetto di incontrare tutte le culture, tutte le religioni, è importantissimo, perché non è comune e loro si sentono molto accettate”.

Intervistatore: “C’è una citazione tratta dagli scritti bahá’í che dice che siamo tutti fiori dello stesso giardino. E se noi guardiamo un giardino che ha tutti i fiori uguali, è molto bello. Però poi quando vai in un giardino che ha tutti i fiori colorati è ancora più bello, perché ogni volta che ti giri c’è qualcosa che ti sorprende e appassiona. Poter costruire una comunità dove si mescolino tante culture, religioni e background diversi è meraviglioso. Volevo chiedervi ora qual è stato il vostro percorso spirituale, se avete un percorso religioso o meno?”

Hasna: “Io sono musulmana, pratico l’Islam. Prima non conoscevo i bahá’í, poi ho ascoltato qualcuno al centro che mi ha spiegato e io, dopo, sono andata su Google. Ho trovato una verità vicina all’Islam, cosa che mi ha colpito tanto. Almeno trovi qualcuno vicino alle tue idee, alla tua religione, perché io quando parlo dico che Dio è Dio, mentre i cristiani dicono che è Gesù. Dio per me è Dio, Gesù per me è una profeta: Figlio di Dio, ma per me è profeta, è scritto nel Corano. Dobbiamo rispettarlo e volergli bene, amarlo come Mohammad. Questa cosa mi ha colpito tantissimo. Ho pensato, meno male che c’è qualcuno che capisce questa cosa e da allora sono contenta di venire qui, mi piace tanto”.

Aqsa: “Anch’io sono musulmana come lei, penso la stessa cosa. Tutti abbiamo le stesse regole”.

Intervistatore: “Anch’io ci trovo tante similitudini. Il messaggio è quello più vicino al messaggio di Mohammad, anche per le circostanze storiche, che lo rendono più simile all’Islam, una religione veramente incredibile, molto, molto ricca. Quindi è molto bello scoprirla di più. E tu invece, Maria?”

Maria: “Io sono cresciuta in una famiglia cristianissima. Mia mamma è veramente devota, di chiesa. Sia musulmani che cristiani non possono decidere se seguire o meno una o l’altra religione, ci cresci in quella religione. Tanto è vero che io poi da grande sono diventata evangelista e sono stata battezzata nel fiume. Ho un’amica evangelista che mi ha portato varie volte nella loro chiesa. Il loro modo di pregare è molto personale, molto diverso, si canta tanto e si fanno tante altre cose. Mi è piaciuto molto, ma subito dopo il Battesimo è arrivato il Covid, quindi, non ho più frequentato tanto la Chiesa evangelica. Sono tuttora evangelista, solo che sono diventata molto curiosa e voglio conoscere tutte le religioni. Infatti, anche quando vado da loro, io faccio tante domande, mi fa star bene.”

Intervistatore: “Anche se i vostri figli non frequentano le classi dei bambini, penso che abbiate molti valori in comune, quindi, penso che anche voi possiate rispondere a questa domanda: un aspetto ispirante delle classi è l’importanza di dare ai bambini un’educazione spirituale e non solo materiale. È importante che i bambini crescano con un’educazione spirituale?”

Hasna: “Io mando i miei figli a un’associazione di Mezzago. Lì c’è una moschea, i grandi vanno ogni domenica mattina, viene letto il Corano in arabo e, quando il papà è disponibile di sera, si va anche il venerdì e il sabato e leggiamo il Corano. Anche a casa preghiamo tutti insieme”.

Aqsa: “Noi non abbiamo la macchina, quindi a casa i miei figli fanno il Corano online. Una soluzione alternativa.”

Maria: “La domanda che hai fatto sull’educazione spirituale è importantissima, perché a scuola, nemmeno alla materna, non ti insegnano la spiritualità o la moralità, ti insegnano la cultura in generale. Più che altro a diventare autonomo, a stare in compagnia. Una vera classe che ti insegna la spiritualità l’ho trovata solo qui e dagli evangelisti, ma è molto importante, lo vedo anche in Gio, come ragiona da quando viene qui, le frasi che usa ‘io sono un fiore raro, io sono radioso, ho un cuore puro’, veramente mi sembra un piccolo bahá’í.”

Intervistatore: “È come gettare un seme. Da grandi possiamo certamente imparare, ma abbiamo tante cose radicate dentro di noi. Invece i bambini possono assorbire tanto. Se li aiutiamo ad avere questi principi spirituali quando sono piccoli, poi è molto più facile che diventino degli adulti che li mettono in pratica”.

Maria: “Magari potrebbero anche accantonarlo in un momento della vita, ma in un altro momento potrebbe tornare utile.”

Intervistatore: “Forse puoi accantonare la vita religiosa, ma i principi spirituali che hai dentro, i valori che hai dentro quelli rimangono. Ovviamente è quello che auspichiamo, noi mettiamo il semino. E poi è Dio che decide cosa fare. Anche voi avete questi valori, state costruendo una comunità anche nel vostro palazzo, è bellissimo, noi quello che cerchiamo di fare è costruire una comunità che sia unita, accogliente per tutti. È importante cercare di costruire una comunità con le persone che abbiamo vicine”.

Maria: “Come dici tu, nella tua religione bisogna essere più d’accordo col vicino di casa che coi parenti stessi. Un concetto di fratellanza, un vero fratello, una vera sorella. Si pensa sempre di dover aiutare andando fuori o adottando bambini all’estero, quando invece c’è tanto bisogno anche nell’appartamento di fianco del mio vicino. Se tu riesci a costruire una piccola comunità qui, poi veramente riesci a farne una enorme, piano piano, pezzo per pezzo.”

Hasna: “Sì, da noi il vicino di casa è una cosa sacra. Il settimo vicino a destra e a sinistra è più di un fratello. È una questione di rispetto, anche quando cucini e si sparge il profumo del cibo, soprattutto quando ci sono dei bambini o una donna incinta che sentono questo profumo, devi dare il tuo cibo. E prima di cercare la casa, devi vedere il vicino, non puoi cercar casa senza prima trovare il vicino.”

Hasna: “Mohammad, il nostro profeta, ha detto che il settimo vicino da questa parte ha un diritto su di te. Da una parte e dall’altra. Soprattutto il saluto, il sorriso, se sorridi al tuo vicino, al tuo amico, la cosa rimarrà scritta per noi”.

Maria: “Io ho sposato un uomo senegalese, penso sia uguale. Anche lui è musulmano, e la cosa che mi aveva colpito all’inizio era che lui quando cucinava lasciava sempre un piatto vuoto perché, diceva, non sia mai che viene un vicino e noi non abbiamo niente da offrirgli da mangiare. Che bello! In Italia siamo abituati al fatto che, quando vengono degli ospiti, si cucina per 5-6-7-8 persone. No, lì si cucina per un esercito.”

Hasna: “Allora quando fai il pane, sono venuta a farti vedere come si fa, si lascia un pezzettino dell’impasto, faccio in più, potrebbe arrivare qualcuno… Quando mia mamma fa il pane, dice ‘in casa siamo in 10, facciamo per 15, magari arriva qualcuno…’”

Maria: “Bisogna esser pronti all’ospitalità. Pensa, tu stai mangiando, arriva qualcuno e tu non puoi offrirgli niente. Da quel giorno io ho capito la lezione”.

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