Mehri
Bahá’ulláh è entrato nella mia vita da quando sono nata, perché i miei genitori erano bahá’í, anche se di provenienza zoroastriana. Sono stata educata in questa fede ma quando, all’età di 9/10 anni, siamo venuti in Italia, mio padre ha sempre insistito che noi figli dovessimo conoscere tutte le altre religioni. Per cui, così come avevamo studiato l’Islam in Persia, arrivando in Italia i miei genitori mi hanno detto che dovevo fare l’ora di religione cattolica. Anche a casa, mio padre, spesso cercava di insegnarmi i vangeli, il vecchio e il nuovo testamento, il Corano, le basi della religione zoroastriana e di quella bahá’í.
Formalmente si diventa bahá’í a 15 anni, ma io mi sono sempre considerata parte della comunità. Il giorno che mi sono dichiarata formalmente, ero la ragazza più felice del mondo.
La fede bahá’í è stata importante nella mia vita. Senza le attività di servizio, senza la comunità bahá’í, mi sentirei un pesce fuori dall’acqua. Ricordo molto bene il mio primo impatto con quello che si può chiamare attività di servizio. Avevo 14 anni e un amico bahá’í dell’Assemblea locale, che aveva molta fiducia nelle mie capacità e nelle mie doti, mi chiese di parlare durante un incontro pubblico, affrontando un tema complesso. Non ricordo tante cose accadute durante l’arco della mia vita, ma quella prima volta me la ricorderò per sempre, perché è stata un’esperienza forte. E credo che, da allora in poi, onestamente non ho avuto mai paura di parlare in pubblico.
La fede bahá’í ha avuto molta influenza su di me, sulla mia persona, sul mio destino. Ho sempre pensato, e penso tuttora, che non ho solo accettato un nuovo messaggero di Dio, o ho accettato di entrare in una nuova fede moderna, ma che ho accettato di avere un destino diverso. E ora spiego il perché...
Una ventina di anni fa mia madre mi ha portata in Persia, dopo 35 anni vissuti in Italia, per farmi visitare vari luoghi e vedere il paese in cui ero nata.
Siamo andati in questa cittadina in mezzo al deserto persiano e, per tutto il giorno che ho girato per quelle strade, di cui non ricordavo assolutamente nulla, guardando tutte le donne velate, ho pianto per ore e ore perché vedevo in loro quello che sarei stata io, qualora i miei genitori non avessero abbracciato la fede bahá’í e qualora non mi avessero educata in questa nuova Fede, con la sua visione di unità dei popoli e di cittadinanza mondiale. Non sarei venuta in Italia, in Europa e la mia vita non sarebbe cambiata. Senza la fede bahá’í sarei stata una persona completamente diversa, come quelle donne velate nella mia città natale. Per cui sento che è un mio dovere, personale e spirituale, quello di cercare di condividere il più possibile questo messaggio, cercando di dare più possibilità alle persone di scegliere, e non di farsi scegliere da quello che è un destino già prefissato, solo perché uno è nato in quella condizione, in quella cultura o in quella religione.
La fede bahá’í ha avuto un effetto forte anche sulla famiglia, che io e mio marito abbiamo costruito insieme. La scelta della fede a cui apparteniamo è stata poi, naturalmente, la base dell’educazione per i nostri figli, dei nostri valori, delle priorità della vita.
Nel percorso della nostra vita impariamo molte cose. Personalmente ho imparato che ci sono gli alti e i bassi, le crisi e le vittorie. Ho capito che le mie sofferenze, spesso, sono stati dei momenti che sono serviti per una crescita individuale e personale. Ho capito che quando mi allontanavo dalla mia anima, questa anima un po’ si inaridiva, e aveva bisogno di essere rinfrescata. Nutrire la mia anima significava vivere la vita della comunità, vivere la relazione con tutti gli amici (bahá’í e non) e, in generale, vivere una vita di relazioni profonde, e non solo frequentazioni. Ho capito che dietro ad ogni fatto o evento c’è una saggezza (questo è stato sempre il motto dei miei genitori), per cui non c’è nulla in assoluto di negativo che ti può capitare, ma dietro c’è sempre una saggezza.
Adesso nella comunità bahá’í si usa la parola apprendimento, che vuol dire impariamo dalle cose, una volta si usava dire “c’è sempre una saggezza”. E se tu capisci la saggezza, impari. Per cui ho capito che il nostro destino, per buona parte, è nelle nostre mani, la vita è un dono, ma la qualità della vita è una scelta. Per cui noi scegliamo la qualità della nostra vita.
Il messaggio di Bahá’ulláh è un messaggio di rinascita spirituale, ma anche un messaggio sociale che porta alla costruzione di un nuovo ordine mondiale, che si basa sulla comunità. Se dovessi definire cosa è una comunità, non saprei come definirla, perché più che definirla, io la comunità la sento. Credo che dove ci siano persone che stanno bene insieme, che lavorano insieme, che condividono gli stessi ideali, anche se sono completamente diverse nelle loro abitudini, nella loro cultura, nella loro educazione, addirittura di diverse origini nazionali, e di diverse origini religiose ecc, ma che hanno tutti, più o meno, gli stessi ideali per cui lavorare e che sono legati da una profonda amicizia e affetto, da una profonda reciproca stima, dove non c’è posto per le negatività, non c’è posto per il pettegolezzo e la critica, e dove c’è gioia, tutto questo per me è la comunità.
Come mi piacerebbe continuare a contribuire per costruire questa comunità? Vorrei dare quello di cui sono capace, e non dare qualcosa di cui non sono capace. Riconosco in me alcune capacità e diversi limiti. Per cui quello che posso fare, e vorrò fare, è di mettere a disposizione della comunità le mie capacità. Ognuno di noi ha delle capacità diverse, e il contributo di ognuno di noi è diverso. Per cui nessuno di noi può essere il clone di un altro, ma è importante che ognuno si sforzi di dare il proprio contributo.
English version
Bahá'ulláh entered my life since I was born, because my parents were bahá'ís, although of zoroastrian origin. I was educated in this faith but when I was 9 or 10, we came to Italy and my father always insisted that we children should know all other religions. So, just as we had studied Islam in Persia, arriving in Italy my parents told me that I had to attend the catholic religion class. Even at home, my father often tried to teach me the Gospels, the Old and the New Testament, the Quran, the basic principles of the Zoroastrian and of the bahá'í religion.
Formally we become bahá'í at age 15, but I have always considered myself part of the community. The day I formally declared myself, I was the happiest girl in the world.
The bahá'í faith has been important in my life. Without the service activities, without the bahá'í community, I would feel like a fish out of water. I remember very well my first impact with what can be called service activity. I was 14 and a bahá'í friend of the Local Assembly, who relied a lot on my abilities and skills, asked me to deliver a speech at a public meeting, addressing a complex topic. I don't remember many of the things that happened during my life, but I’ll never forget that first time, because it was a remarkable experience. I honestly believe that I have never been afraid of speaking in public ever since.
The bahá'í faith has had a lot of influence on me, on my person, on my destiny. I have always thought, and still do, that not only I accepted a new Messenger of God, or accepted to enter a new modern faith, but I also accepted to have a different destiny. And now I’ll explain why ...
About twenty years ago my mother took me to Persia, after 35 years living in Italy, to let me visit various places and see the country where I was born.
We went to this small town in the middle of the persian desert and I walked around streets, of which I had no memory, all day, staring at all the veiled women. I cried for hours and hours because I saw in them what I would have been, hadn’t my parents embraced the bahá'í faith and hadn’t they educated me in this new Faith, with its vision of peoples’ unity and world citizenship. I would not have come to Italy, to Europe and my life would not have changed. Without the bahá'í faith I would have been a completely different person, like those veiled women in my hometown. This is the reason why I feel it is my personal and spiritual duty to try to share this message as much as possible, trying to give people more opportunities to choose,
The bahá'í faith also had a strong effect on the family, which my husband and I built together. The choice of the faith to which we belong was then, of course, the basis of the education for our children, of our values, of life priorities.
We learn many things in the course of our life. I have personally learned that there are ups and downs, crises and victories. I realized that my sufferings were often moments that served for individual and personal growth. I realized that when I moved away from my soul, it dried up a little and needed to be refreshed. Feeding my soul meant living the life of the community, living the relationship with all friends (Bahá'ís and not) and, in general, living a life of deep relationships, not just acquaintances. I understand that behind every fact or event there is a wisdom (this has always been my parents' motto), so there is nothing absolutely negative that can happen to you: behind it there is always a wisdom.
Now in the bahá'í community we use the word ‘learning’, which means we learn from things, once we used to say "there is always wisdom". And if you understand wisdom, you learn. So I understood that our destiny is mostly in our hands; life is a gift, but the quality of life is a choice. We choose the quality of our life.
The message of Bahá'ulláh is a message of spiritual rebirth, but also a social message that leads to the construction of a new world order based on community. If I had to define what a community is, I wouldn't know how to define it, because rather than defining it, I feel the community. I believe that where there are people who are well together, who work together, who share the same ideals, even if they are completely different in their habits, in their culture, in their education, even of different national origins, and different religious origins, etc. , but they all have, more or less, the same ideals to work for and are linked by a deep friendship and affection, by a deep mutual esteem, where there is no place for negativity, there is no place for the gossip and criticism and where there is joy, all this to me means community.
How would I like to continue contributing to build this community? I would like to give what I am capable of and not give something I am not capable of. I recognize some skills in myself and various limits, as well. So what I can do, and I will do, is to make my skills available to the community. Each of us has different abilities, and the contribution of each of us is different. So none of us can be the clone of someone else, but it's important that everyone tries to contribute in his own way.