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Kiana


Sono nata in una famiglia bahá’í in Iran e mi sono dichiarata a sedici anni, dopo un percorso di ricerca personale. Vivere nella comunità bahá’í nel mio Paese è diverso rispetto a tutto il resto del mondo perché non hai la libertà di vivere apertamente la tua Fede, praticarla e di parlarne con gli altri. Tutto deve essere fatto in segreto e con molta cautela. Nonostante queste restrizioni, però, facciamo tutto quello che fanno nelle altre comunità, solo con modalità diverse.


Partecipare alle festività bahá’í in Italia, ad esempio, è molto semplice per me, ma in Iran è illegale. Mi ricordo che era consigliato di non portare con noi i cellulari, ma se non potevamo fare altrimenti, allora dovevamo spegnerli, chiuderli in una pentola e metterli fuori dalla porta di casa. In questo modo non potevamo essere intercettati. Non ti senti mai al sicuro, in ogni momento potrebbe suonare il citofono ed essere la polizia che è venuta per arrestarti.


Essere bahá’í, però, mi ha sempre donato gioia, quella gioia vera che t’illumina il cuore. Una gioia che mi ha permesso di sopportare le difficoltà di dover vivere la mia spiritualità in segreto. Ho sempre sentito che il messaggio di Bahá’u’lláh è la cura per i mali del mondo, soprattutto in Iran, dove la società è attanagliata da tantissimi problemi; questi principi sono la chiave per portare la felicità all’umanità. È sempre stato molto importante per me dedicarmi a servire le persone che mi circondano poiché tutti possano conoscere questa gioia.


Quando mi sono trasferita in Italia, ho avuto per la prima volta la possibilità di parlare apertamente della mia Fede. Essere libera di esprimere la mia opinione senza limitazioni e confrontarmi con gli altri è stato meraviglioso. È stato molto emozionate partecipare per la prima volta ad un convegno giovani o passare una giornata intera al parco per fare il gruppo giovanissimi.


La Fede bahá’í è nata in Iran, però vedere che in tutto il mondo sono sbocciate comunità bahá’í che condividono gli stessi principi, gli stessi obiettivi e che li portano avanti con le stesse modalità mi ha dato molta fiducia. La comunità della Martesana è diventata una famiglia per me. Sono state le prime persone che ho conosciuto in Italia, sono stati gentili, mi hanno dato molto coraggio.


Sono cresciuta con la consapevolezza che lo scopo della mia vita è di metterla al servizio degli altri e costruire una comunità prospera. Questo mi ha dato un obiettivo in cui credo moltissimo, mi sento utile, anche per le generazioni più giovani, e mi dona tanta gioia. Quest’anno sono stata animatrice di un gruppo giovanissimi e grazie a questa esperienza ho acquisito più fiducia in me stessa, sul contributo che posso dare agli altri e ho sviluppato tante capacità che non pensavo nemmeno di avere. La stessa cosa l’ho vista accadere anche nei giovanissimi; è un percorso che abbiamo fatto insieme e ci ha dato molta felicità.


La cosa più importante che ho imparato è di avere fiducia in me stessa ed in Dio. In questo percorso che siamo facendo incontreremo tante sfide, ma non dobbiamo lasciarci abbattere ed avere la certezza di qual è il nostro scopo e continuare a perseguirlo.


Una comunità è composta da tante persone che hanno l’obiettivo di costruire un ambiente prospero, dove tutti lavorano per il bene degli altri.


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